domenica 6 marzo 2016

Luca Lo Stesso

Luca lo stesso.
Quando fuori piove.




1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

La mia ragazza si chiama Sandrina, ma tutti la chiamano Sandy ed anch'io sono dentro quel tutti , ma scrivo Sendi con la e al posto della a e questo me la fa sentire di più la mia ragazza e non tanto perchè abbiamo fatto cose - si fanno cose anche con ragazze che non sono nostre, so che altri lo hanno fatto - quanto per tutte quelle ore su di una panchina sotto un sole tipido a pensare che il mondo può nel frattempo andare alla velocità che ci piace, basta che non la imponga anche a chi ha scelto per un attimo di fermarsi. A me non piace camminare perchè ho una gamba più corta ed i miei genitori - gente alla buona con poche scuole, meno delle mie il che è tutto dire - non hanno mai pensato che fosse il caso di farmi visitare da un dottore bravo. O da uno cattivo, se è per quello. Ondeggio come un vecchio marinaio anche se ho appena appena l'età per votare. Sendi va pazza per le giornate di sole sulla panchina, ma sogna di fare cose con Luca Carboni, il suo idolo di cui sa ogni cosa: sa che da bimbo voleva fare il benzinaio e ha scritto una letteraccia ad un critico musicale che si chiama Luzzato Fegiz perchè aveva osato prendere per i fondelli il concetto della canzone Il Punto. Io le ho detto che imbucavo la busta, ma ne ho fatto coriandoli. Non so perchè. Forse temevo che Luzzato Fegiz prendesse per i fondelli anche lei. Sendi è di una altra categoria rispetto a chi scrive sui giornali. E' una sciampista e nemmeno tanto brava, ma velenosa: l'ho sentita fare commenti pesanti sui riccioli permanentati di quel Fegiz. Andava tutto bene. Troppo.

Passò dal paese un tale che cantava in una tribute band di Carboni. Non era lo stesso Luca , quindi, e nemmeno gli assomigliava troppo, ma aveva gli stessi ricci unti di gel e quell'accento da "tipo da branda ", come diceva Sendi. Tipo Unto fece e disfece e se la portò via nel crepuscolo,la mia Sendi, promettendole una carriera di Musa Ispiratrice. Passai ore ed ore sulla panchina, anche sotto la pioggia.
Mio zio Nestore, che ha le gambe pressapoco della stessa lunghezza ed una moto, si recò in città per una fiera e tornò dicendomi che aveva visto Sendi in una bettola dietro la stazione, truccata come un pagliaccio triste e abbandonata sulla seggola come un gatto sazio, in attesa che qualcuno le pagasse un'ombra di qualcosa.
Mio zio mi vuole bene e penso che me lo abbia detto perchè smetta di aspettare la mia Sendi, ma io sono anche oggi qui sulla panchina, nel sole.