mercoledì 4 novembre 2015

MARVEL

Uscito su Left n° 41




1 commento:

CREPASCOLO ha detto...

Stanlio " Lio " Liebig era il primo della sua famiglia a parlare un italiano che si potesse dividere in soggetto, predicato ed eventuali complementi. A casa lo trattavano come un alieno. Senza tutta quella roba del " salve terrestri, vengo in pace , se me le fate girare, segnalo che ho meco il raggio della morte " che sarebbe stata comunque una forma di comunicazione che Lio avrebbe tanto voluto, di cui aveva tanto bisogno. Se non hai polvere di caffè, va bene qualsiasi succedaneo. Papà Liebig lavorava alla catena di montaggio di una grande azienda automobilistica che stava asfaltando il Paese xchè persone e merci viaggiassero su strada anche quando il buonsenso avrebbe suggerito un binario. Lio andava a scuola e riempiva i suoi quaderni di storie di dei dello spazio che viaggiano nello spazio dentro treni senza rotaie e parlano con tutte le forme di vita dell'universo, carboniche e no. Lio era il primo della classe, entrando ( ok, la battuta è vecchia, ma le note sono sette ) ed in fondo alla aula era il banco di Giacomo " Paperino" Chirbi, una mezza porzione di rissoso, irascibile spennacchiotto che non legava con nessuno dei suoi compagni e riempiva ogni pezzettino di carta su cui poteva mettere le mani , dalla pergamena al biglietto del tram, di arabeschi e soldatini stilizzati e potenti come un bacio in una canzone del molleggiato. La signora Marzia Cangura , insegnante di belle lettere, il cui orizzonte non andava molto oltre la biblio di don Ferrante, non sopportava i temi di Lio di cui segretamente intuiva la follìa creatrice . Prese la scusa di un altro scolaro che non vedeva bene la lavagna x retrocedere Lio dove non poteva vedere la lampadina sopra la sua testa. Mise insomma insieme Lio e Paperino.

Una delle ultime riforme della scuola aveva fatto piazza pulita dei maestri che ancora credevano in cose come Egli/Ella pronome soggetto.
La signora Cangura saltellava da una ripetizione all'altra, ma quei buzzurri tatuati e trafitti da anellini ( a dieci anni ndr ) le sembravano alieni e la facevano singhiozzare dopo il crepuscolo nel tinello della sua casetta.
Ella passò un giorno davanti ad una palazzina squadrata e colorata. Sopra il portone era scritto in caratteri simili a quelli con cui i "suoi" alieni tatuati violavano i muri della città " Fumetti Maraviglia ". Sul portone era un ragazzo sorridente che la riconobbe e la chiamò. Il Sorridente era Lio. Con il socio Paperino aveva creato tutte quelle storie che viaggiavano da sempre nelle loro testoline benedette. Ora avevano bisogno di una segretaria factotum: madame Cangura sarebbe stata così gentile da aiutarli ?
Accettò commossa. E pensare che anni prima aveva spostato quel bimbo e relegato quell'altro x non averli costantemente sotto l'occhialino.

- Non avevamo davvero bisogno di lei...- notò Paperino. - No. - rispose Lio - ma ho letto nei suoi occhi lo spegnersi di una stella lontana xchè nessuno la guarda più -
- Pfui - berciò Paperino - vedi mondi dove altri scorgono solo una persona sola. Va bene, ma solo xchè lo hai deciso tu -
In realtà Paperino era contento di averla assunta e contento di disegnare da anni le idee di un fratello nato x caso altrove, ma doveva restare fedele al suo stile.
Adoro il lieto fine.